BEAT Scuola d’Arte
Cos’è BEAT Scuola d’Arte?
BEAT è un’associazione, ma è anche un po’ casa. Ma non di quelle case che dettano le regole, beh certo ogni tanto un’indicazione ci vuole… ad esempio per sapere dov’è il bagno, ma giusto l’indispensabile, poi ognuno è libero di esistere per come si sente quel giorno, senza il timore di essere giudicato.
Ecco, poi… ci proviamo, e anche se qualche volta non ci riusciamo… perché poi, siamo noi i primi a giudicare noi stessi…, la maggior parte delle volte, sì, siamo in grado di essere in un ascolto incondizionato, a disposizione, a supporto, a rompere uno schema… che serve anche quello. Non solo noi di casa BEAT, ma tutti coloro che partecipano, eh sì perché poi ci si contagia e alla bellezza ci si abitua subito, quasi dandola per scontata alle volte. Ma poi quando la assapori… ah…che bontà… cioè volevo dire… che bellezza, che brillantezza, che luce!
Un giorno, con BEAT Scuola d’Arte abbiamo scoperto che…
Il luogo è dove ci sono le persone.
Un luogo in cui si sta bene, è dove le persone si prendono cura di loro stesse e del luogo stesso, che le accoglie.
Così è stato semplice portare BEAT Scuola d’Arte fuori dall’aula: siamo partiti dagli incontri in solitaria con Steeeve in altri spazi, per finire alla sede legale che è casa nostra di Marco e Francesca. E anche su Zoom. Su Zoom l’asticella della difficoltà si alzava, perché ognuno doveva prendersi cura del proprio luogo, a casa propria, perché il luogo BEAT si potesse formare nell’invisibile, dando vita a un’unica casa e potesse così risplendere. Ma qua ci spostiamo su temi impalpabili e andiamo fuori tema.
Dicevamo, casa nostra, di Francesca e Marco, la domenica sera per tre ore diventava casa BEAT. E per noi quelle sere erano gli “incontri con gli scrittori”. Anche i nostri figli attendevano quell’appuntamento, in cui si parlava, leggeva, si condivideva… fino ad arrivare agli ultimi incontri per registrare in cui ci incontravamo fin dalla mattina.
Allora c’era chi portava le brioches, Enea nostro figlio una volta ha fatto la crema di nocciole in casa, alcuni la torta, Giona aveva portato una moka da 108 tazze o giù di lì, che si aggiungeva al nostro caffè americano. E un po’ di vino per il pranzo, ma non sempre, in base a quanto dovevamo essere presenti e attivi nel pomeriggio.
Prima della digestione, grazie a Vinny – il quadrupede che accompagna in giro Steeeve – scendevamo a fare un giro per gli spazi verdi sotto casa. Una volta rientrati, caffè, chi voleva mangiucchiava, ma solo se aveva già registrato, altrimenti acqua per la voce e basta.
E il ruolo di Francesca e Marco qual è stato?
Dipende da dove vogliamo partire, diciamo che se non si fossero incontrati è probabile che BEAT Scuola d’Arte e Confini diVersi non sarebbero mai nate, almeno non così, non negli equilibri e disequilibri che conosciamo ad oggi. Ma non andiamo così lontano, arriviamo a questo progetto.
Francesca
Nella sua umana capacità di ascoltare ed esserci si è adeguata alle esigenze di un gruppo che era senza fissa dimora, accogliendolo e unendosi a un ritrovo periodico domenicale.
Mettendo a disposizione le sue doti culinarie, ma anche condividendo le sue poesie, un brano musicale e il proprio punto di vista quando sentiva necessario sostenere il percorso di qualcuno o di qualcosa.
Si è fatta carico di quegli elementi invisibili ai più, quando ci sono 18 gambe (di cui 6 di bambini) e 4 zampe in casa, che si spostano, dentro casa.
Ha sempre portato con sé labbra sorridenti, occhi curiosi e voce gentile.
Giusto qualche palpebra pesante quando verso le 22 di sera ci si apprestava a salutarci nelle lezioni su zoom.
Marco
A lui possiamo dare il ruolo di regista, ma forse è stato più un coordinatore fiducioso. Poche parole spese al momento giusto… ok scherzavo, fiumi di parole, di parentesi, di… “dov’ero rimasto?”… un’anima errante che pare seminare confusione, ma che in qualche modo, chi lo segue riesce a sbrogliare come fosse una matassa magica, lasciando che i fili lo conducano davanti a una via più vibrante, netta, o chiara.
Ma è anche la parte tecnica di BEAT che “basta trovare un modo e lo facciamo” e così, spesso, ci riversiamo in progetti ambiziosi da svolgere in tempi serrati… “tanto il tempo non esiste!”
La passione per l’audio l’ha portato ad avere un minimo di attrezzatura per realizzare registrazioni semi-professionali che ai più non faranno sentire la mancanza di quelle professionali.
E soprattutto è colui che pur amando computer, informatica, attrezzature, tecnologia, tecnicismi… rimane un umano essere che senza un albero da abbracciare, una relazione autentica da tessere, uno sguardo da accogliere, non potrebbe esistere.
“La mia mente non lo sa, ma il mio cuore ne è certo: senza un computer potrei riabituarmi a vivere, senza uno sguardo continuerei a guardare le stelle la notte e l’orizzonte di giorno, ma voi non ditelo alla mente… almeno per ora…”
L’idea del Podcast
Il progetto Confini diVersi è nato dall’incontro di cinque anime, diventate poi sei, nove coi bimbi e dieci con Vinny. Un incontro in fiducia, con intesa, audacia, bellezza, condivisione, esistenza, fatiche, timori, incertezze, luce, sguardi, riconoscenza, gratitudine….
Confini diVersi è l’evoluzione di un’esperienza e la concretizzazione di piccoli, grandi, vari sogni; la voglia di stare insieme e la gioia di portare quattro storie a più persone possibili.
Confini diVersi è un nuovo luogo in cui poter esistere, come si è.
Sono quattro storie che le autrici hanno attraversato, trasformandosi e che le ascoltatrici potranno rivivere, conoscendo quattro nuovi mondi possibili.
Buon prossimo ascolto!
BEAT e Tutti